Percorso di fede

"Io sono la via"

Il pellegrinaggio
Salire a Castelmonte significa compiere un pellegrinaggio, sempre. Sia che si giunga a piedi, da Carraria o da qualche altro sentiero di montagna, sia che si arrivi in macchina o in pullman. Un cammino fisico, quindi, ma soprattutto un itinerario spirituale, capace di ‘edificare’ vita nuova.
In chi lo compie, si esprime il bisogno di ritrovare il senso profondo della propria esistenza, che spesso la vita quotidiana, con il suo ritmo incessante, dimentica o, con le mille attività e i diversi impegni, frantuma. Nello stesso tempo durante il pellegrinaggio si rinnova il desiderio di aprirsi ad orizzonti più ampi di quelli che i nostri occhi vedono, di aprirsi al mistero di Dio sempre inaspettato e nuovo. Il pellegrinaggio, quindi, come ogni cammino, è un itinerario di liberazione.
In realtà, su questo cammino fisico e spirituale è Dio che si fa strada nella nostra vita, se solo sappiamo fare silenzio e vivere con fede i vari momenti. Per questo motivo la strada che porta al santuario non è un vuoto girovagare, ma è accompagnato dal mistero dell’incontro tra Dio e l’uomo in Gesù. Infatti, la strada che dalla pianura porta al Santuario è scandita dai capitelli del Rosario, cioè è guidata dai misteri della vita di Cristo. E una volta giunti al santuario tutto conduce a lui, il senso del nostro agire, pensare, amare.
"Donna ecco il tuo Figlio"

Maria, la madre che tutti accoglie…
Maria, che molti pellegrini cercano e invocano, ci attende all'interno del santuario. A lei sulla croce è stato affidato il discepolo amato e con lui tutta la Chiesa. In lei, quindi, vediamo l’immagine viva del cuore materno di Dio che tutti accoglie e protegge.
Lei che porta in grembo il Figlio di Dio ci ricorda che siamo chiamati all’incontro con Lui e alla comunione intima della sua vita.
Lei ci apre la strada, inoltre, per incontrare il mistero di Dio racchiuso nel bambino Gesù; ci ricorda di cercare Dio nella debolezza e nella piccolezza, in una parola nell’amore.
Lei ci insegna la disponibilità ad esser da lui plasmati e fatti a sua immagine. Nella contemplazione di questa immagine viene abbattuto l’orgoglio dell’uomo. Anche la madre che ha accolto in grembo il bambino, infatti, lo guarda per ricevere da lui vita.
‘Fate quello che vi dirà’
…e ci dona il Figlio

La confessione
Per chi desidera riconciliarsi con Dio e con i fratelli, in santuario sono sempre presenti alcuni frati. La confessione è il momento in cui ci affidiamo alla misericordia di Dio nella verità e nell’umiltà ed egli come il Padre misericordioso della parabola ci rialza alla dignità più alta e ci riconferma figli suoi. Questo è il suo giudizio: nessun peccato può cancellare il suo amore e la nostra dignità di Figli. Da questa consapevolezza ricomincia un cammino sempre nuovo di conversione e rinnovamento.

L’eucaristia
Il pane spezzato e il vino versato sono i simboli attraverso i quali Gesù si fa vivo nella nostra vita. Cibandoci di questo pane, spezzato per tutti, noi prendiamo forma da lui e realizziamo il consiglio di Paolo: "Abbiate in voi gli stessi sentimenti che furono in Cristo Gesù" (Fil 2,5).

 

In cripta: i gesti e i sensi della fede

La memoria.
Ancora oggi i fedeli portano al santuario quadri che rappresentano avvenimenti particolari nei quali, in un momento di pericolo o grande preoccupazione, hanno percepito il sostegno e la protezione di Maria. Negli ex-voto che riempiono le pareti della navata centrale della chiesa e della cripta, queste esperienze personali diventano testimonianza condivisa. Questi quadri sono la memoria viva della fedeltà di Dio nella vita quotidiana di tante persone. Senza questa memoria e senza questa testimonianza Dio stesso sarebbe più lontano da tutti. In queste immagini, invece, egli si fa strada anche nella vita di noi che oggi le guardiamo.

La preghiera.
Un grande libro, posto sull’altare della cripta, accoglie le preghiere e le invocazioni di tutti. Dal ringraziamento alla richiesta di aiuto, dal ricordo dei propri cari alla lode… in queste pagine la vita di tanti pellegrini si apre, attraverso le parole, all’opera di Dio e al sostegno dei fratelli e delle sorelle. In particolare, la preghiera di tutti diventa anche la preghiera della comunità di frati che in questo santuario vive.

La speranza.
Il cero che molti pellegrini accendono prima di uscire dal santuario e prima di tornare nelle proprie case è il segno che ciò che qui è stato seminato non verrà dimenticato. La fiamma continua a bruciare dopo esserci allontanati da questo luogo come segno della fede che, rimanendo viva, illumina la varie circostanze in cui la vita ci pone.

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